Pneumatici fuori uso (pfu): tutto ciò che c’è da sapere
Ritiro pfu
Nel momento in cui si decide di cambiare le gomme del proprio mezzo di trasporto, ci si rivolge al negozio specializzato, convenzionalmente chiamato gommista, che si occuperà della sostituzione degli pneumatici fuori uso dopo aver valutato se gli stessi sono riutilizzabili o totalmente consumati e quindi inutilizzabili.
L’operazione in cui il professionista si disfa dell’oggetto non è affatto semplice, in quanto segue una specifica normativa che prevede una gestione piuttosto rigida del prodotto ormai divenuto un rifiuto speciale secondo quanto stabilito dal Codice Ambientale.
Il gommista è tenuto pertanto a garantire un corretto recupero degli PFU (pneumatici fuori uso), risolvendo la questione da solo, affidandosi a terzi che si occupano di gestire questo tipo di problematica o chiamando il servizio di pubblica raccolta che preleverà il tutto direttamente presso il sito di stoccaggio pneumatici.
In quest’ultimo caso il proprietario non sarà responsabile per il buon esito dello smaltimento, mentre negli altri due dovrà assicurarsi entro tre mesi dal mandato firmato insieme che la società incaricata abbia concluso la questione nel modo più consono.
Al momento della consegna delle gomme esauste, infatti, è necessario pretendere un formulario di trasporto dei rifiuti, cioè un documento con un protocollo che li accompagni fino al luogo stabilito, che sia un impianto di riciclo o una discarica. Se il proprietario non ottiene una ricevuta di consegna in un tempo di 90 giorni è obbligato a denunciare il tutto alla Provincia, per evitare di essere considerato responsabile in solido e incappare in pesanti sanzioni pecuniarie o addirittura in denunce penali.
Riciclo pneumatici
Se la condizione dello pneumatico lo consente, la migliore soluzione è quella di procedere al riciclo dello stesso, lasciandolo in appositi impianti che si occupano di ridurre l’oggetto in piccoli pezzi fino a separate le varie sostanze che lo compongono, nello specifico la gomma, la fibra tessile e l’alluminio, risorse in esaurimento.
I processi al quale viene sottoposto si chiama macinazione meccanica e viene effettuato a temperatura ambiente, in strutture dalle caratteristiche particolari, poste in luoghi isolati. Con il prodotto di questo recupero è possibile creare nuovi elementi ecosostenibili, come guaine isolanti per l’edilizia, oggetti idonei allo sport o parti dei giochi per bambini.
Al momento del ritiro del prodotto direttamente dal gommista, pertanto, coloro che sono incaricati allo smaltimento hanno il dovere di portare il tutto presso una di queste strutture, in modo da valutare se si tratta di materiali recuperabili, in un’ottica di maggiore salvaguardia dell’ambiente e minore sfruttamento delle risorse non rinnovabili, che prima o poi finiranno per scarseggiare.
Contributo pfu
Ogni persona che nel corso dell’anno decide di sostituire i propri pneumatici con un modello nuovo è tenuto a pagare un tributo ambientale, calcolato al 30 novembre corrente, in base alle stime comunicate dai produttori, che devono essere di volta in volta approvate dall’acquirente. Il contributo è inoltre stimato in base al tipo di pneumatico scelto e tale costo è ben visibile in ogni fattura emessa al cliente da parte del gommista.
Il primo sarà pertanto obbligato a versare la somma al rivenditore, che verrà depositata in un apposito fondo presso l’Automobile Club Italia, più conosciuto come ACI, che si occuperà di gestire i soldi in modo da ottimizzare il servizio di smaltimento, riciclo e distruzione dei pfu che giornalmente vengono raccolti dagli enti preposti seguendo le regole.
La normativa degli pneumatici fuori uso
La normativa in merito allo smaltimento dei pfu è regolata dal decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare del 19/11/19, n. 182, che regola le disposizioni circa l’eliminazione e il riciclo degli pneumatici esausti, oltre che il loro stoccaggio anteriore al processo di recupero da parte degli enti pubblici o di altre società incaricate di portare a termine l’operazione.
Il deposito temporaneo delle gomme presso il gommista, infatti, è garantito da rigide norme che consentono al professionista di tenere in deposito gli oggetti ma solo per un tempo limitato a 90 giorni. A cadenza trimestrale, infatti, lo stesso sarà obbligato a procedere al loro smaltimento, o anche prima se la quantità supera il parametro dei 30 mc.
Questa fase di deroga transitoria non prevede l’obbligo di ottenere autorizzazioni o seguire un iter burocratico, ma tuttavia deve essere effettuata con il massimo del rigore per evitare di essere accusati del reato di deposito incontrollato e abbandono, sanzionato anche penalmente dal D.lgs 152/2006, o peggio ancora di discarica abusiva.
Le sanzioni previste sono piuttosto severe e comprendono pene pecuniarie molto salate per coloro che gettano questi rifiuti speciali senza attenersi scrupolosamente alle norme previste dalla legge. Il gommista, infatti, è tenuto a conservare un registro di carico e scarico relativo alla corretta conservazione degli pneumatici prima della loro raccolta, da mostrare alle autorità competenti al momento di un’eventuale ispezione.
Inoltre, è sempre opportuno affidarsi a società serie e competenti, che realmente operano un corretto smaltimento del prodotto, per evitare di essere puniti a seguito dell’errato lavoro altrui.